CHEROFOBIA: LA PAURA DELLA FELICITÀ

Home/Blog/CHEROFOBIA: LA PAURA DELLA FELICITÀ

CHEROFOBIA: LA PAURA DELLA FELICITÀ

Tutti vorremmo essere felici, si sa. Per qualcuno il sogno di una vita consiste nel fare il calciatore, per qualcun altro il manager di successo, per i più romanticoni un matrimonio felice e tanti bambini. Qualunque sia la nostra aspirazione, è naturale che vorremmo raggiungerla a tutti costi.
Eppure, a qualcuno uno scenario del genere spaventa e incupisce. Sembra impossibile, ma è proprio così: persino la gioia può far paura. In psicologia questo fenomeno si chiama “cherofobia”, termine che indica appunto la fobia della felicità.
Ma perché mai si dovrebbe aver timore nel realizzare i propri sogni o godersi un po’ di fortuna? Gli aspetti che entrano in gioco sono tanti e, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non sono poi così strani o rari da trovare.
Nel 2013, un ricercatore coreano, Joshanloo, ha condotto una ricerca in 14 differenti paesi per indagare la paura della felicità, scoprendo che, alla base di tale timore, vi sono spesso fattori legati alla cultura e alla tradizione. Ad esempio, in Turchia è radicata la credenza secondo la quale, dopo un periodo d’euforia, segue sempre qualche sventura. Similmente, in alcune religioni vi è la convinzione per cui un’eccessiva allegria possa arrecare danno a sé e agli altri.
Per quanto riguarda più nello specifico la società occidentale, la psichiatra Carrie Baron, in un articolo pubblicato per Psychology Today, illustra le possibili cause della cosiddetta cherofobia.
Un primo fattore da considerare è il fatto che avere tutto ciò che si desidera è spesso collegato all’irrazionale ansia che ciò possa finire. Si tratta del classico “è troppo bello per essere vero”: la possibilità che possa succedere qualcosa che scalfisca quella serenità, il timore di perdere ciò che si è conquistato, la sensazione che prima o poi finirà e che l’equilibrio è troppo fragile per essere mantenuto fanno sì che la persona sperimenti uno stato di angoscia e tensione molto forte. Talmente forte, che in alcuni casi è lei stessa che pone fine alla bella situazione in cui si trova, prima che venga turbata da circostanze esterne. È questo il caso, ad esempio, di chi stronca una promettente storia d’amore per paura che la gioia dell’innamoramento sia effimera e destinata a soccombere.
In secondo luogo, una bassa autostima porta spesso a sviluppare questa forma d’ansia. Chi ha una scarsa considerazione di sé, infatti, potrebbe pensare di non meritare ciò che ha e ritenersi indegno o addirittura in colpa per il fatto di aver avuto più fortuna di qualcun altro. In particolare, a sentirsi colpevoli possono essere soprattutto coloro che hanno subito un lutto, i quali possono pensare che essere felici dopo aver perso qualcuno di caro sia ingiusto nei confronti del defunto. Succede specialmente a chi è rimasto vedovo e sente di tradire il partner venuto a mancare se si innamora di un altro. In persone particolarmente depresse, questo può anche accompagnarsi ad un atteggiamento catastrofista e nichilista secondo cui la felicità non è altro che un’ illusione, per sé e per tutti.
In aggiunta, anche alcune credenze culturali e religiose, così come un’educazione molto rigida, possono interferire con lo spontaneo godimento di una situazione felice. La convinzione che ogni evento fortunato sia controbilanciato da uno negativo o che alla gioia corrisponda sempre una successiva punizione può causare cherofobia.
Infine, la paura della felicità può anche dipendere dal fatto che, una volta conquistati tutti gli obiettivi che si volevano raggiungere, non si abbia più niente cui aspirare. In questo caso, l’ansia è più che altro rivolta alla possibilità di sentirsi privi di una direzione o di ambizioni.
Se ci si riconosce in queste paure, la cosa migliore è affidarsi ad uno psicologo per elaborare i propri blocchi emotivi, i pensieri e i sentimenti. Se affiancati ad una buona terapia, possono però rivelarsi utili anche alcuni accorgimenti:
Inserire nella propria giornata delle azioni fini a sé stesse: si tratta di concedersi degli svaghi senza uno scopo preciso, ma per il semplice gusto di divertirsi o rilassarsi. Ad esempio, si può leggere un libro per il piacere che se ne trae e non per diventare più acculturati, o ancora fare sport, ma non per dimagrire.
Esprimere tutte le tue emozioni: concedersi la libertà di mostrare sia i propri stati d’animo negativi che quelli positivi. Se non è facile farlo in pubblico, si può provare a leggere delle fiabe a voce alta cercando di interpretare al meglio i sentimenti dei personaggi e mettendosi nei loro panni, così da sperimentare, in tutta sicurezza, che effetto fa comunicare e manifestare le proprie emozioni.

Bibliografia
Joshanloo, M. (2013). The influence of fear of happiness beliefs on responses to the satisfaction with life scale. Personality and Individual Differences, 54, 647-651
Sitografia
https://www.psychologytoday.com/intl/blog/the-creativity-cure/201606/if-you-fear-shun-or-avoid-pleasure

Share Button

About the Author:

ARCHE’ STUDIO DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

Le nostre 4 sedi a Roma:

  • Garbatella
  • San Giovanni
  • Monteverde
  • Nuovo Salario

Per informazioni scrivici a: info@archepsicologia.it