DIRE ADDIO A UN BIMBO MAI NATO

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DIRE ADDIO A UN BIMBO MAI NATO

Le difficoltà nell’elaborazione del lutto di un aborto precoce.

Purtroppo, non sono infrequenti i casi di aborto e perdita fetale nei primi mesi di gravidanza. Un evento del genere, pur accadendo molto precocemente, può provocare un forte senso di perdita e smarrimento nella coppia genitoriale, la quale deve confrontarsi con un vero e proprio lutto, lutto che però spesso non viene riconosciuto all’esterno. Nella società, infatti, si riscontra in genere la tendenza a minimizzare l’impatto emotivo dell’aborto precoce, ritenendo che sia più facile accettare la morte di un bambino ancora mai visto e conosciuto. 

In realtà, le conseguenze di un simile vissuto possono generare una vera e propria crisi sia nell’uomo che nella donna, con l’inevitabile necessità di offrire un adeguato sostegno psicologico. 

Il bambino nella mente

Come sostenuto da Righetti e Sette, la nascita psicologica del figlio, infatti, avviene per i genitori molto prima del parto, anzi, precede addirittura il concepimento. Nelle coppie che desiderano procreare, infatti, iniziano a formarsi idee, sogni ed aspettative sul bimbo futuro: prima ancora che nel fisico, nella mente inizia già a crearsi lo spazio per questo “terzo” che si aggiunge ai due partner. Fantasticare in questo modo permette ai futuri genitori di prepararsi alla nuova presenza, di sentirsi investiti della realizzazione di un nuovo progetto, quello di famiglia. Anche se il bambino è dunque fisicamente assente o appena concepito e non può ancora definirsi una “persona” agli occhi del mondo esterno, per gli aspiranti mamma e papà è già molto presente. 

Quando perciò queste fantasie vengono a crollare bruscamente e improvvisamente come avviene nel caso di un aborto precoce, la coppia si ritrova a dover affrontare l’inaspettato frantumarsi dei suoi sogni, rinunciando all’arrivo di qualcuno che nemmeno si è potuto conoscere, ma che tanto si è immaginato e atteso. La curiosità su come il neonato sarebbe potuto essere, sul suo genere, su chi avrebbe potuto somigliare viene spazzata via, lasciando il posto ad un senso di vuoto e di solitudine. 

Nella donna, in particolare, quest’evento viene vissuto molto intensamente. Il bambino, infatti, trovandosi all’interno del suo corpo, viene considerato e sperimentato inizialmente come parte di sé: la mamma deve dunque abbandonare anche un frammento di sé stessa. Inoltre, spesso si riscontra, in chi subisce un aborto, un senso di inadeguatezza e fallimento: la donna infatti tende a sentirsi colpevole della perdita, sbagliata e incapace di generare vita, ma soltanto morte. Può inoltre affiorare il dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato che può aver danneggiato il bambino, dubbio che non può trovare una risposta certa. 

Nonostante la partner femminile sia più coinvolta, anche l’uomo viene ferito profondamente in caso di aborto precoce. Anch’egli, infatti, deve rinunciare alle fantasie e ai sogni che si era precedentemente costruito sul figlio; inoltre, spesso non sente di poter esprimere il suo dolore all’esterno, vista la tendenza della società moderna a sopprimere l’affettività maschile considerandola segno di debolezza. L’aspirante papà cerca perciò frequentemente di evitare il dolore sperimentato, di non parlare di ciò che è successo e di rifugiarsi nel lavoro. 

La diversità delle reazioni maschili e femminili può creare ancor più disagio all’interno della coppia, già poco sostenuta dal mondo esterno, che svaluta e sottostima l’impatto psicologico dell’aborto. Spesso, anzi, chi circonda la diade la spinge a cercare subito un’altra gravidanza, senza empatizzare con la tristezza dei due e rispettare il loro tempo di elaborazione del lutto. 

Le fasi del lutto

John Bowlby, sostenitore della teoria dell’attaccamento, distingue la reazione alla perdita di un caro in quattro fasi, che si possono osservare anche nel caso di un aborto precoce: 

  • Stordimento ed incredulità: è questo un momento di shock e negazione, aggravato dal fatto che, non essendoci ancora ricordi oggettivi sul figlio perduto, è maggiormente difficile elaborare il lutto. Inoltre, quando la morte avviene talmente presto che la madre ancora non sentiva i movimenti fetali, può instaurarsi il dubbio che non sia veramente accaduta e che i medici si siano sbagliati, evitando così di accettare il fatto. 
  • Struggimento: in questa seconda fase la coppia si confronta con la realtà, con il vuoto e la solitudine conseguenti all’aborto. Possono emergere sintomi post-traumatici come incubi e falsh-back; inoltre, si sperimenta rabbia e senso di colpa. 
  • Disorganizzazione e disperazione: dopo lo struggimento, la coppia realizza sempre di più la definitiva perdita del figlio, accompagnata da tristezza e depressione. Questa è la fase più lunga e delicata del processo luttuoso; in genere, si prolunga tanto più quanto l’evento è stato inaspettato e la gravidanza desiderata. È importante che in questo periodo la coppia riceva un adeguato sostegno dalla rete sociale, la cui mancanza di appoggio potrebbe ostacolare il superamento della depressione e disperazione vissuta. 
  • Ristrutturazione: la coppia si adatta progressivamente alla vita senza bambino, riprende a coltivare nuovi interessi e relazioni sociali. Spesso può insorgere il desiderio di tentare una nuova gravidanza.

L’intervento psicologico dopo l’aborto precoce

Alla luce di quanto illustrato, è possibile dedurre l’importanza cruciale di un supporto alla coppia dopo la perdita del figlio. Righetti, in particolare, sostiene l’importanza di accompagnare i genitori in tutte le fasi del lutto, aiutandoli a costruire dei ricordi sulla gravidanza; per quanto infatti non sia mai avvenuto l’incontro reale con il figlio, è imprescindibile formarsi delle memorie, perlomeno delle sensazioni e delle fantasie precedenti all’aborto, per poi poterne accettare la perdita ed integrarle nella propria storia personale.

In particolare, nell’elaborazione del trauma si rivela efficace la scrittura espressiva. Lo studioso James Pennebaker, infatti, ha rilevato come scrivere possa aiutare a dare significato all’evento traumatico, ad alleviarne l’impatto e ad accettarlo. Molto utile è anche la Terapia Sensomotoria, un trattamento recente e innovativo ideato da Odgen negli anni ’80; questo approccio interviene direttamente sul corpo per modificare gli effetti fisiologici generati dal trauma e produrre di conseguenza un maggior benessere a livello mentale. 

In conclusione, appare fondamentale sostenere la coppia nel caso di aborto precoce: oltre alla sensibilità e al supporto della rete sociale, è indispensabile che la diade venga assistita da una figura professionale, in grado di cogliere la complessità della perdita subita e di fornire indicazioni su come affrontarla.

 

1.Righetti, P.L., Sette, L. (2000). Non c’è due senza tre. Le emozioni dell’attesa dalla genitorialità alla prenatalità, Bollati e Boringhieri, Torino, Collana “Manuali di Psicologia, Psichiatria, Psicoterapia.

2.Bowlby, J. (1980). Attaccamento e perdita. Vol.3. Tr. it. Boringhieri, Torino, 1983.

 

3. Ravaldi, C., Vannacci, A. (2010). Risvolti psicologici nella morte perinatale. In: Gravidanza e contesti psicopatologici dalla teoria agli strumenti di intervento, a cura di Righetti P.L., Milano: Franco Angeli.

 

4.Pennebaker, J.M., Smyth, J.M. (2017). Il potere della scrittura. Come mettere nero su bianco le proprie emozioni per migliorare l’equilibrio psico-fisico. Milano: Tecniche Nuove.

 

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