La dipendenza affettiva: come riconoscerla e affrontarla

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La dipendenza affettiva: come riconoscerla e affrontarla

Quando si può parlare di dipendenza patologica?

In un rapporto di coppia è normale essere per certi versi dipendenti nei confronti dell’altro: si sente il bisogno di vederlo e stargli vicino e l’idea di poter essere separati mette a disagio. Tuttavia, ognuno dei due riesce a mantenere una relativa autonomia e non si limita a trarre beneficio dal proprio partner, ma gli fornisce anche cure e affetto. 

Quando invece il bisogno dell’altro si manifesta con una ricerca disperata della sua presenza e, al tempo stesso, con una paura dell’intimità con lui o con un forte disagio connesso alla convivenza, allora si è di fronte ad un legame malato e disfunzionale. Questa situazione è caratterizzata quindi dall’oscillare fra due estremi: da un lato si vorrebbe essere soli perché il rapporto provoca molta sofferenza, dall’altro non si riesce a distaccarsi dal proprio compagno, come se fosse impossibile vivere senza di lui. Attualmente, questa condizione è annoverata fra le new addictions e considerata al pari di altre forme di dipendenza. Come avviene per l’abuso di sostanze o di alcool, infatti, essa è caratterizzata da ossessività, impulsività e compulsività, come sostengono gli autori Caretti e La Barbera. In particolare, il professionista Anthony Giddens distingue tre caratteristiche principali della love addiction: il piacere connesso alla relazione, che è vissuto come una sorta di ebbrezza ed euforia alla presenza del partner; la tolleranza, ossia il bisogno di aumentare sempre di più la quantità di tempo passato con il proprio coniuge, con senso di frustrazione e sofferenza quando ciò non è possible; l’incapacità di controllare il proprio comportamento e di conseguenza la mancanza di pensiero critico circa la situazione e l’atteggiamento dell’altro. 

Le cause sottostanti a questo fenomeno sono in genere da ricercarsi nell’attaccamento dei due coniugi, ossia nel tipo di relazione avuta con i propri genitori, che, in questo caso, è spesso caratterizzata da forti insicurezze e traumi. La persona dipendente, di solito la donna, risente di tali difficoltà nel rapporto con il partner, sentendosi sempre in dovere di compiacerlo e accontentarlo: solo attraverso la sua vicinanza e approvazione, infatti, ottiene un senso di autostima e placa l’ansia. 

Il dipendente affettivo

Più nello specifico, la persona dipendente è spesso connotate da queste caratteristiche: 

  • Ripone aspettative eccessive nella relazione, considerandola quasi come qualcosa di magico e salvifico; in genere è innamorata, più che del partner, dell’idea in sè dell’amore, che però non sa distinguere dai legami malsani. 
  • Ha una bassa autostima ed è perciò terrorizzata all’idea di essere lasciata.
  • Si sente inferiore al proprio compagno e sperimenta quindi senso di inadeguatezza e vergogna.
  • Si attribuisce troppe responsabilità, considerandosi sempre la colpevole delle varie situazioni in cui si trova o l’unica che le può risolvere.
  • Ha la tendenza al pensiero desiderante, concettualizzato da Caselli come un pensiero incessantemente rivolto ai propri desideri, un rimuginio ripetitivo su di essi; in questo caso, la persona dipendente fantastica spesso sul suo bisogno di sentirsi amata e sulla relazione ideale che vorrebbe instaurare, non riuscendo così ad accettare la realtà. 

È bene precisare che non sempre il dipendente affettivo soffre di disturbo di personalità dipendente (DSM 5), che per certi versi si differenzia da questa condizione; più spesso, invece, tali comportamenti si associano ad altre psicopatologie quali il Disturbo Borderline di Personalità. Per approfondimenti, si consiglia la lettura del seguente articolo: https://www.stateofmind.it/2017/11/dipendenza-affettiva-tmi/

 

Il manipolatore affettivo

Viceversa, spesso ad approfittarsi di soggetti con queste insicurezze sono persone narcisiste e manipolatrici, che sfruttano l’altro a loro piacimento. Tali individui sono caratterizzati da egocentrismo, incapacità di empatia e ascolto. Non di rado riescono a sedurre abilmente le loro vittime, riempendole di complimenti, regali e messaggi romantici. Una volta conquistato l’oggetto del desiderio, però, la dolcezza viene meno e, al suo posto, compaiono la crudeltà e i tentativi di controllo: i manipolatori fanno in modo 

di isolare le proprie compagne, dissuadendole dall’avere contatto coi propri amici e familiari attraverso calunnie e bugie. Spesso tradiscono e danneggiano le loro vittime, divertendosi a lasciare degli “indizi” per farsi scoprire; insultano e usano la violenza; agiscono sui sensi di colpa per assicurarsi la vicinanza della partner; attribuiscono la responsabilità delle proprie azioni sempre agli altri; non riconoscono i propri difetti.

Cosa fare?

Se ci si accorge di un simile comportamento, è importante essere diffidenti nelle promesse e nelle scuse di queste persone e confidarsi subito con i propri cari, evitando di farsi condizionare dalla gelosia del proprio partner. Purtroppo, ciò può essere difficile, soprattutto se la situazione dura da molto tempo: affidarsi ai servizi e ad un terapeuta è fondamentale per uscire dalla dipendenza, porre fine al legame e aprirsi all’amore, quello vero.

 

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